Il 16 giugno scorso ho avuto la fortuna di partecipare alla presentazione di un libro della casa editrice Lieto Colle: Dodecapoli, una raccolta di racconti scritti da Laura Ricci. L‘incontro inaugurava anche la mostra di parte delle fotografie contenute nel libro, realizzate da Ambra Laurenzi. Io ed una delle mie più care amiche, Loretta Fuccello, abbiamo letto al pubblico due dei racconti di Laura. E’ stata un’esperienza molto bella perché bello è il libro, perché era bello ritrovarsi a leggere con Loretta, a distanza di 11 anni dal nostro primo lavoro insieme: Luoghi della memoria, luoghi del cuore, all'Istituto Italiano di Cultura di Monaco.
Ma non solo per questo.
Dodecapoli fa parte di una serie di esperienze letterarie realizzate dall’associazione “Il Filo di Eloisa”, nata in onore e nel ricordo di Eloisa Manciati, una bella, profonda, intensa e intelligente figura di donna che ha vissuto e lavorato ad Orvieto. Una delle donne che hanno segnato la mia vita e la mia crescita culturale. Io ho vissuto ad Orvieto per 4 anni, ho avuto modo di conoscerla personalmente e di farmi travolgere dalla sua non facile personalità.
Io facevo a quei tempi attività politica e non sempre le nostre posizioni erano vicine. Anzi, quasi mai. Ricordo scontri tempestosi, di fuoco come i suoi capelli.
Le nostre posizioni erano diverse soprattutto per quanto riguarda una questione. Io avevo a quei tempi già accettato e capito la lotta delle donne e la necessità della ricerca, dell’elaborazione di un pensiero al femminile, ma non ne accettavo la settorialità. Capivo l’importanza di spazi autonomi di riflessione, separati dagli uomini, ma ho sempre voluto arrivare ad un dialogo con loro. Perché volevo e voglio difendere la possibilità di una storia d’amore. Nuova, fresca come il mattino del mondo. Come ne La vita è bella.
Tutto questo costituiva un grande tema di scontro con Eloisa, che sapeva essere pungente come poche, e tra noi correvano scintille, più o meno dirette. Eppure quando, 6 anni dopo Giulia, nacque il mio secondo figlio, un maschio, Matteo, Eloisa venne a trovarmi e mi portò un libro, il libro di una donna ovviamente. Mi ricordo che eravamo tutte e due un po’ imbarazzate: abituate ad incontrarci in assemblee e luoghi pubblici era strano ritrovarsi fra biberon e pannolini, in quell’atmosfera così privata. Era strano, ma era bello. C’era qualcosa di profondo in quella visita: un’intelligenza, un rispetto, una serietà e profondità di sentimenti che mi è arrivata tutta e in tutta la sua intensità. La sua presenza lì con noi credo sia stato uno dei più bei regali di benvenuto al mondo che Matteo ha ricevuto.
L’altro momento che ricordo con altrettanta intensità risale ai primi anni Novanta. Io mi trovavo già a Monaco ed ero a Orvieto per vedere Loretta. Insieme andammo a trovare Eloisa a Bolsena, dove lei aveva la sua storica casa sul lago. Me la ricordo splendida e solare e soprattutto, finalmente, sorridente e serena. Una felicissima e orgogliosisima nonna (solo più tardi avrei capito anch’io quanto può essere vivificante questa esperienza…) mi sorrideva nel riflesso dei raggi del sole sul lago, contenta di vedermi al di là della diversità delle nostre vite e delle nostre scelte. Due donne che si rispettavano, e si volevano bene.
Che gran dono.
Ritrovarmi con Loretta e con le mie amiche di Orvieto, in questo pomeriggio d’estate 2011, mi ha fatto rivivere quei ricordi, quelle emozioni, in tutta la loro intensità. E con gioia ho scoperto che la voglia di capire, pensare, sperimentare, elaborare, non finisce mai. Sta tutta nei nostri occhi, sempre più giovani e sempre più vivi che ci rendono, al di là dei segni del tempo, sempre più belle.
Grazie a voi tutte, care compagne di viaggio, e a presto,
Emilia