Ballando ballando...


Jack Vettriano
Jack Vettriano

Appartengo ad una generazione per cui il ballo era qualcosa di infamante.

 

Per gli archeologi e gli appassionati di cinema che si ricordano ancora di "Ecce Bombo" di Nanni Moretti, posso citare una scena in cui il protagonista Michele Apicella (alter ego di Moretti in tutti i suoi primi film, Apicella è il cognome della madre) è al telefono con un amico e dice: “A questa festa si balla? Allora non vengo… No, no, se si balla non vengo…”.

 

Questo era l’atteggiamento comune: il ballo era una cosa vecchia, convenzionale, conformista, da borghesi. E come tale, completamente out.

 

Tutto il fascino che il ballo  esercitava comunque su di noi , giovani e pieni di voglia di muoverci, veniva accuratamente represso sotto atteggiamenti di totale snobismo, salvo a mettere radici comunque, tant’è vero che lo stesso Moretti, molti anni dopo, avrebbe svelato all’incredulo mondo dei suoi fan che il suo sogno era sempre stato "saper ballare" e che il film "Flashdance" "aveva cambiato la sua vita ..." ("Caro diario" - 1993).

 

Ma andiamo oltre. Io ho sempre amato il ballo e sarei anche stata sufficientemente anarchica da coltivare da sola questa passione. Ma non era possibile perché scuole non ce n’erano! O magari ce n’era qualcuna, ma era complicato e scomodo raggiungerla… insomma, non era per niente facile… Le uniche possibilità erano le Feste dell’Unità, con liscio a tutto spiano ma lì c’erano due difficoltà. Primo: la musica non mi piaceva. Io amo la musica e non faccio distinzioni colte o non colte, ma certe orchestrucole… no, erano proprio insopportabili. E poi c’era il problema del ballo di coppia. Già era difficile ballare da sola… ma trovare qualcuno che ballasse con me era un’impresa disperata.

 

E poi.. sì, forse c’era un po’ di snobismo, è vero. Il ballo era legato per me ai film di Hollywood, ai lussuosi locali stile Liberty o alle scintillanti sale stile anni Quaranta, insomma, locali belli ed eleganti… come si poteva ballare in una palestra?

 

Poi venne il 1978, esplose la febbre del sabato sera… ed io mi ritrovai come al solito nel posto sbagliato al momento sbagliato. Mentre ora i giovani scoprivano le discoteche e si buttavano nel vortice delle danze nel tentativo (vano) di imitare John Travolta, io ero in giro per l’Italia in tournée e tutto riuscivo a fare tranne che andare a ballare. Ballavo sul palcoscenico però, e questa era almeno una consolazione…

 

Gli anni passarono, mi ritrovai ad avere sempre più cose da fare… e così misi il ballo, ancora una volta, da parte. Salvo a scatenarmi con i miei bimbi o con gli amici dei bimbi, o a guardare i miei bimbi scatenarsi sui palcoscenici delle scuole.

 

Jack Vettriano
Jack Vettriano

Finché arrivò Damasco, o l’epifania, insomma, il momento della rivelazione.

 

Che arrivò, ovviamente, da Hollywood.

 

"Shall we dance", con Richard Gere, Susan Sarandon e Jennifer Lopez.

 

Chi di voi ha visto questo film avrà già capito tutto. Chi non l’ha visto… dovrebbe vederlo.

 

Come resistere ad un Richard Gere che (anche se come anonimo e tranquillo notaio  non è che sia molto credibile...), incanalato in una vita felice ma monotona,  pensa di rimanere affascinato dalla triste e severa bellezza di Jennifer Lopez, ex campionessa di ballo da sala ritiratasi a fare la semplice insegnante in una modestissima scuola... e che scopre invece che ad affascinarlo è proprio il ballo! autentico protagonista di questo film?

 

Infatti, se pensate a Richard Gere in frak, già diventa difficile resistere, ma se pensate a Richard Gere in frak che balla il walzer in una sala scintillante, o meglio ancora a Richard Gere in maniche di camicia che balla un sensualissimo tango con Jennifer Lopez in una sala deserta e semibuia, la partita è persa definitivamente.

 

Se poi rivedrete questo film alcune decine di volte come è successo a me e a moltissime altre persone, scoprirete anche voi che ad affascinarvi non sono state la simpatia, la bellezza e la bravura di Richard Gere, né la maestria e le curve voluttuose di Jennifer Lopez.

 

Chi vi affascina, in quel film, è proprio il ballo. E’ proprio la magia di due corpi che si muovono come uno solo, che volano, sfiorano e accarezzano la musica, nota per nota. E sembrano dimenticare il mondo. Perché questo è quello che avviene quando si balla. Non esiste più niente se non la musica e il movimento dentro la musica. Ci si muove, si balla, si vola… ma non si pensa ad altro. Cuore e cervello sono tutt’uno con i muscoli, bisogna concentrarsi al massimo per farli andare insieme, non c’è posto per niente più.

 

E così il ballo diventa un portale verso un’altra dimensione dove tutto è diverso, e dove non conta nient’altro che quello che stiamo vivendo…