2008 - Versi di un giovane poeta

Commento alle poesie di Matteo Di Stasio


Introduzione


Ogni epoca ha la sua voce.

 

C’è da chiedersi se la voce del terzo millennio sia quella della poesia. È innegabile che l’Ottocento in Italia si esprima nella potenza espressiva del melodramma, che gli anni Sessanta e Settanta del Novecento trovino la loro voce nei cantautori.

 

Non che non ci siano in ogni tempo scrittori di versi, ma solo in alcuni momenti della storia italiana la poesia diventa veramente espressione dello Zeitgeist, lo “spirito del tempo”. In un’epoca di transizione come la nostra, carica di aspettative più o meno catastrofiche ma sicuramente in attesa di cambiamenti a venire, anche se l’uso del computer e i collegamenti in rete stanno già cambiato di fatto il modo di vivere e non solo di comunicare, ci si può chiedere addirittura se abbia ancora senso una suddivisione tradizionale in arti: letteratura, musica, arte figurativa, se pensiamo che l’ultima consorella in ordine di tempo e cioè il cinema, è già di per sé mescolanza di tutto questo.

 

E quindi ha senso, per un giovane uomo di oggi, riprendere in mano una semplice penna e scrivere su un quaderno per essere semplicemente “un giovane poeta”?

 

Confesso che prima di leggere questi versi avrei detto di no.

Ma ricevere in regalo questo libro mi ha fatto cambiare idea. Non so se le poesie di Matteo Di Stasio siano eccelse, né se segneranno un punto cruciale nella storia della letteratura italiana, ai posteri l’ardua sentenza, ma so che sono espressione dello spirito del tempo. Secondo me.

 

“Secondo me” è un’espressione che tende ad essere dimenticata nei testi di critica letteraria. Nel senso che troppo spesso si pretende di sapere esattamente che cosa ha voluto dire un poeta nel momento in cui ha scritto non soltanto un certo componimento, ma addirittura un certo verso. Come se un’opera letteraria, poema o romanzo che sia, non diventi, nel momento in cui viene letta, patrimonio ed espressione anche del lettore, libero di trovare in essa, purché in grado di farne una lettura attenta e profonda, significati del tutto peculiari.

 

È triste esperienza comune a molti lettori il fatto di aver trovato insegnanti che pretendevano di sapere esattamente che cosa intendesse dire Shakespeare nel momento in cui ha scritto, ad esempio, “il resto è silenzio”.

 

Si può davvero ridurre la complessità, la molteplicità e la ricchezza, a spiegazione razionale? Si può davvero codificare un processo inconscio in formulazioni consapevoli e logiche?

 

Permettetemi di esprimere qualche dubbio. Si può analizzare un’epoca, un periodo. Si può studiare e raccontare la vita di un uomo, le sue esperienze, le circostanze in cui egli ha scritto. Si può analizzare il linguaggio di un’opera, farne paralleli e relazioni con altre opere, dello stesso autore o di altri. Si può studiare, fare ipotesi, scrutare, ricercare, esprimere opinioni.

 

Ma mai affermare verità assolute.

 

Quanti ragazzi sono usciti dalla scuola spaventati dalla lettura e dalla necessità di sapere sempre, esattamente, cosa voleva dire l’autore in quel capitolo, in quella frase, in quel verso. Senza mai poter dire “secondo me...”, “mi sembra...” “io credo che...”.

 

Una professoressa di lettere abituò i suoi studenti, molti, molti anni fa, ad esprimere i giudizi anche più eccentrici su tutte le opere letterarie, purché ben motivati, e arrivò a tollerare la definizione di Giasone e Medea come due emeriti cretini. Da quella classe uscirono autentici appassionati di letteratura, liberi di goderne il piacere senza dover aderire a un modello precostituito...

 

Fatte queste promesse non vi dirò che cosa vuol dire Matteo Di Stasio con queste poesie perché non ho la pretesa di saperlo con certezza. Posso dire che cosa dicono a me i suoi versi, perché a me sembrano davvero espressione dello spirito del tempo, ma credo che ogni lettore sia libero di viaggiare nei suoi pensieri trovando liberamente in essi affinità e differenze, di accettarli e immergervisi o di rifiutarli e allontanarsene.

 

Nella raccolta di versi Il mio cammino, che Di Stasio ha pubblicato nel 2007 per la casa editrice Il Filo, sono raccolte 28 poesie. Io ne ho estrapolato nove, che ho diviso in due parti, la prima che mi sembra esprimere il cammino del “giovane poeta”, la seconda dedicata all’amore.

 

Le ho inserite in questa raccolta per fare un regalo a chi le leggerà, libero di trovare in esse melodie ed emozioni.


Il cammino del giovane poeta


II sentiero del giovane uomo

costeggia insidie passate.

 

II giovane uomo si informa

raccoglie notizie di carta

si ingegna nel ricomporre

parole di vetro soffiato.


Ascolta c’è un libro che viene sfogliato

ascolta c’è un uomo che bacia una donna

ascolta c’è il vento che soffia leggero

ascolta c’è il mondo che gira per noi.


Le passioni come i sogni

spesso ingannano il pensiero,

il coraggio e l’alchimia

fanno scudo lassù in cima.

Guarda il volo di un fringuello

puoi arrivare nel tuo cuore,

trovi strano il cielo intero?

Pensi al mare più severo?

Lotta, corri, grida, piangi

corri, ridi, ama, amati

la strada la sai

è dentro di te.


Il palco di scena

maestoso si staglia

il buio, le luci,

le voci del mondo,

la quinta nel vuoto

si affaccia silente

il drappo sinuoso

ammicca le menti.


L'amore


Immagino acque limpide, fonti di tiepide emozioni...

immagino cime innevate, specchio dell’anima

immagino profondità marine, rifugio della luna

immagino isole lontane, coscienza dell’amore

immagino l’alba della vita, purezza della natura

immagino la stella più bella, non è fantasia ma dolce realtà.


Un tempo era vera l’ampiezza del sé

cercando cercando, copiosa per te.

E quando un mattino la donna bussò

tutto finì per lui che giurò.

Sogno felice, dolce incanto

riuscire a scoprire la gioia d’un canto.

Sarà la natura dell’essere umano

a tutto somiglia, ‘ché al genere raro.

Questa è la storia di una gattina

non ne regala di fusa alla vicina.

Parole stonate per niente rubate

solo incollate, al tempo consegnate.


L'albero volteggia nel cielo plumbeo

sovrastato dalla costante energia

che irradiata dal mare

si libera nel vuoto del sé.

Quanto ho amato il volto del gigante dormiente

quanto ho atteso che fosse giorno

quanto ho pregato il sorriso della notte.

Nel libro della vita ho vagato

nel mare della tempesta ho reagito

nel sogno della morte ho conosciuto

nel cuore della ninfa sono nato.

Sento voci apparire leggiadre

sento occhi parlare lontani

sento mani lasciare ricordi

sento ali migrare indifese.

Partiamo da qui, cominciamo insieme

andiamo nel mondo, scopriamo il destino

parliamo l'amore, preghiamo il dolore

ecco... siamo nati.


Come una brezza lontana.

sfiora leggera

il mare infinito,

in punta di piedi mi accosto

al tuo ricco mondo

pieno di vita,

preziosa e sincera

dal fare gentile,

dolce e generosa

nel tuo sentire.

Un raggio di luna

accarezza il tuo visto,

delicato, sensuale,

mi toglie il respiro.


Il tuo sguardo profondo

riflette la vita,

chiara, feconda

mi sembra di volare.

Il calore del tuo cuore

condiziona il mio respiro,

la verità nel tuo sguardo

mi illumina la vita.

La forza che sprigioni

Mi solleva su nel cielo,

l’amore che ci unisce

cambia il passo del destino.


Postfazione


Che c’è di nuovo e di originale nel cammino di un giovane poeta?

 

Pensiamoci un momento: non c’è qualcosa di veramente autentico ed originale nel coraggio di scrivere poesie: piccole, discrete ma dense di significato, in un mondo di letterati ossessionati dal numero di copie vendute e di premi vinti? non c’è estrema originalità e autentica sincerità nel cercare un piccolo spazio in una cultura dominata dall’iperbole, dal reboante, dal sensazionale? In un mondo di megaeventi, non è qualcosa di incredibilmente bello il desiderio di fermarsi a pensare, a sentire, ad osservare se stessi e a prendere un attimo, fermo nel tempo, per esprimere questi pensieri?

 

Allora potrebbe essere questo, lo "spirito del tempo": la volontà di esprimere una parola vera e originale. Non scrivere ciò che è di moda, non scrivere cercando di andare incontro a un ipotetico pubblico per dargli quello che desidera, ma il coraggio di presentarsi a questo pubblico con la propria essenza più vera, di offrire al lettore semplicemente quello che si è. Per lasciare a loro, ai lettori, la libertà di esprimere un giudizio.

 

Nei versi di Matteo di Stasio io trovo questa profonda onestà, questa limpidezza di pensiero. E forse potrebbe essere per questo allora che questi versi risultano così musicali, così freschi, così giovani ma carichi di tante sfumature, di suoni, colori e immagini tanto antiche. Leggere i suoi versi è come accompagnare il giovane poeta nel suo viaggio dentro di sé e condividerne pensieri e ricordi, sfumature, profumi, a volte più chiari, a volte nebulosi, ma sempre incantati.

 

Una piccola foresta incantata sembra questa raccolta. Semplice, in apparenza, ma mutevole come un giorno di vento, ci cattura a volte nel suo mondo, ma ci dà anche la possibilità di perderci nei nostri ricordi, di dire: ma guarda, quel pensiero, quel sogno, quel dubbio, è anche il mio.

 

Ecco perché credo che sia nello spirito del tempo.

 

Tutto ciò che è vero e autentico è inevitabilmente parto del proprio tempo.

 


Riflessioni