Il logo


Il logo che si trova nell'intestazione di questa pagina è stato creato da Giuseppe Scuto nel 2003.

 

Le mie serate culturali si andavano intensificando e mi venne l'idea di avere un simbolo mio, che rappresentasse con un'immagine tutto ciò che io cercavo di fare con le parole. Così scrissi a Giuseppe questa lettera e così nacque Emilias Bruecke, Il ponte di Emilia, che da allora mi ha sempre accompagnato in tutte le mie attività.


Caro Giuseppe,

 

ho pensato e ripensato alla questione del manifesto e mi sono accorta che il pensiero di chiedere a te di farmi fare questo disegno è partito dal tuo quadro per la manifestazione della pace, che ho qui davanti a me.

Il ponte di Mostar
Il ponte di Mostar

 

Cerco di capire meglio.

 

La prima cosa che mi ha colpito è la più ovvia, naturalmente, e cioè l’immagine del ponte.

 

Io amo i ponti, di tutti i tipi, penso che siano tra le costruzioni più belle che mai siano state fatte: un ponte è collegamento e comunicazione, è voglia di incontrare gli altri e di superare l’isolamento, è quasi un’allegoria della vita, perché la vita nasce da un collegamento tra due entità diverse.

 

Mi chiedo come mai, e magari mi dò anche qualche risposta, il pene maschile sia sempre stato visto come un elemento violento ed aggressivo, paragonato sempre ad armi e oggetti di morte. Mentre a me viene in mente proprio l’immagine di un ponte, che collega due universi, arriva al limite dell’essere e del non essere, e s’incontra con ciò che è altra da sé. Da questo incontro si crea la vita.

 

L’altro elemento è il colore.

 

Colori di fondo, in armonia gli uni con gli altri, attraversati però da questo arcobaleno/raggio di luce che li trasforma e li rende diversi. Li cambia. Sono sempre gli stessi eppure sono altri. Come fa il tempo.

 

Mi è sembrata una bellissima allegoria di quello che è il mio lavoro, o che almeno tento di fare.

Non mi occupo solo di letteratura, o di storia, o di musica. Mi occupo di trovare dei collegamenti tra gli elementi di una cultura e di riportare tutto nel cuore di uomini e donne, nel profondo delle loro emozioni, per riconciliarli, nel piú profondo di se stessi, con gli elementi che li possono collegare ad altri uomini e ad altre donne. Per questo mescolo letteratura e musica, immagini, colore e parole e riporto tutto all’emozione, nell’empatia che si crea tra me e il pubblico.

 

Un ponte tra le divisioni della cultura e un ponte tra i diversi colori di tradizioni diverse. Un ponte tra italiani e tedeschi, ma che potrebbe allargarsi anche ad altra gente e ad altre culture.

 

Un ponte ancora è quello che vorrei tendere tra me e chi verrà dopo di me. Vorrei che la mia esperienza non si fermasse a me ma vorrei condividerla con altre ed altri, vorrei lanciare semi che dessero frutti autonomi.

 

Un ponte tra me e mia figlia, tra me e Dalia, che vorrei lavorassero con me perché un lavoro insieme, ma insieme davvero, è più ricco di una creazione solitaria.

 

Un ponte tra me e il futuro.